logo

logo

martedì 20 ottobre 2015

L'ONDA DELLA BELLEZZA

TANTRA LA VIA DEL SESSO - Aldenia Edizioni.
PARTE QUARTA – L’ONDA DELLA BELLEZZA - Introduzione
“Nemmeno la Montagna resiste alla forza dei suoi fianchi.
Le signore del cielo sono al suo servizio.
I suoi occhi sono fiori di loto in boccio e scura, come la nube gonfia di pioggia, è la sua pelle“
(Śaṇkara - TRIPURASUNDARĪSTOTRA)

Nel Tantra, le posizioni sono sillabe e le sillabe sono divinità. L’Universo è Musica e i fenomeni, i pensieri, i sentimenti, non sono altro che accordi del Canto della Dea, quella meravigliosa melodia che noi chiamiamo vita. Ogni nostro gesto, ogni nostra parola, è un Canto sacro, e la sofferenza, il disagio, le difficoltà con le quali ci scontriamo ogni giorno nascono solo dalla nostra incapacità di intonarci. Secondo la Chāndogya Upaniṣad (uno dei testi più antichi dei Veda), sono sette i diversi modi di intonare il Canto: quello “Mugghiante”, simile ai suoni degli animali è caro ad Agni il Dio del fuoco.
Poi c’è quello “Indistinto” dedicato a Prajapati, il Signore delle Creature. Il Canto “Distinto” è di Soma, Divinità della Luna e dell’ebrezza, il “Canto Dolce e Delicato” di Vāyu, Dio del Vento, il “Canto Delicato, ma Forte” di Indra, Dio delle tempeste. Simile al “Grido dell’Airone” è invece il Canto di Brihaspati, Dio della Pietà e della Devozione. Il settimo canto, da evitare con cura, è, infine, il “Canto Stridente”di Varuna. Delle sette modalità di canto proposte dalla Chāndogya Upaniṣad solo quest’ultima” crea conflitti (una possibilità su sette. ci sono più possibilità di azzeccare un numero gettando il dado) e a giudicare da ciò che si sente in giro noi esseri umani scegliamo spesso e volentieri, proprio quella. Invece di godere della Grazia e della Bellezza che ci spettano (spetterebbero) per Natura, preferiamo una vita di ansia e sofferenza (Asaman direbbero i ṛṣi vedici, “non melodiosa”). Per il Tantra ogni incontro, ogni dialogo, ogni sguardo è una possibilità di accordarsi all’Armonia dell’Universo. Ogni gesto, anche il più piccolo, potrebbe trasformarsi in un Atto d’Amore, sacro di per sé. Cosa è che ci spinge, invece, a scegliere il “Canto Stridente”? A creare conflitti anziché arrendersi alla Gioia? Rinunciare alla Gioia è il più grande crimine che l’essere umano possa compiere. L’Universo del Tantra è Amore e Gioia, ed è racchiuso nel nostro cuore. Quando rifiutiamo l’Amore interrompiamo il flusso della vita e creiamo disarmonia. Di qualunque natura sia il motivo che ci spinge a non dare ascolto alle ragioni del cuore, ogni volta che non ci arrendiamo alla gioia commettiamo un crimine.
Il Canto della Dea è un’Onda, possiamo tentare di resisterle, generano dolore, o decidere di abbandonarsi al suo eterno fluire, come un amante si scioglie negli occhi dell’Amata. “Abbandonarsi”, “arrendersi”, “seguire il flusso”… sono le parole chiave del Tantra, ma per noi, che della volontà individuale abbiamo fatto un mito, sono sinonimi di debolezza. La nostra esistenza si trasforma spesso in una corsa al successo personale, e la smania di controllare la vita, nostra e altrui, ci condanna all’infelicità e al dolore. L’Onda della Dea non si può arginare, la si può solo osservare.
Da bambino passavo le ore a guardare il mare. La risacca si lasciava dietro un sacco di cose, mucchi di alghe, corde, ossa di pesce scolorite, che sole e salmastro incollavano agli scogli. Al tramonto si facevano facce, alberi o draghi antichi. Sembravano lì da sempre. Mi affezionavo a quei guardiani scolpiti dal mare. Poi l’onda del libeccio li strappava via. Restava solo lei, l’onda, che sbatteva sulla scoglio, si ritraeva, senza fretta. e si alzava per rovesciarsi di nuovo. Ciò che noi diciamo di amare, gli oggetti a cui ci attacchiamo, sono i ricordi del passato e le illusioni del futuro: mucchi di alghe, corde, ossa di pesce scolorite, che l’Onda della Dea, lascia sulla scogliera, per un giorno, dieci, forse cento, per ripigliarseli, prima o poi, e disperderli nell’Oceano Senza Sponde dell’Isola delle Gemme. Il Tantra strappa i ricordi dalla carne. La vibrazione delle sillabe, dei mantra, dei gemiti dell’Amata, è il ritmo dell’Universo. Va sentita col respiro, col cuore, con le viscere. allora la mente si fa ritmo. La mente è il Mantra.