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lunedì 14 dicembre 2015

UZUME, LA DEA DEI MILLE ORGASMI

All'inizio c'è il caos, e gli dei senza nome chiedono a Izanagi e Izanami , la coppia primordiale, di creare il mondo. 
Izanagi chiese a Izanami: -"Com'è fatto il tuo corpo?"-
Izanami rispose: -"Il mio corpo cresce rigoglioso, ma una sua parte non cresce"- 
-"Anche il mio corpo cresce"- disse Izanagi -" ma c'è una parte che cresce in eccesso. Allora mi sembra giusto infilare la parte del mio corpo in eccesso nella parte del tuo corpo che non cresce, e così generare territori"-
Izanami rispose: -"Sono d'accordo"-



Per lo Shinto il mondo nasce dall'incontro di due dei innocenti come bambini. Altri dei, senza nome, li creano sul "ponte fluttuante di prima dell'inizio" e loro  costruiscono una colonna, il pilastro dell'Universo ci girano intorno e fanno l'amore.
Fu così che  nacquero la terra e l'acqua e le diecimila cose. 
Tutto sembra andare per il meglio, ma ad un tratto la storia si fa triste.
Nel partorire il Fuoco, Kagutsuchi カグツチIzanami muore.
Izanagi impazzisce di dolore, con la spada fa a pezzi ("otto pezzi") il figlio e va, come Orfeo, nel mondo sotterraneo dei morti alla ricerca della sposa, la ritrova e, come Orfeo, promette di non guardarla. Izanami confessa di mangiato il cibo degli inferi (e qui il mito ricorda Eleusi, e i semi di melograno dati da Ade a Persefone). In Grecia come in Giappone, chi mangia nell'oltretomba non può tornare nel mondo dei vivi. Chissà perchè.
Colto dal desiderio di vedere per un'ultima volta l'amata, Izanagi accende un fuoco e scopre con terrore che la dolce Izanami si è trasformata nella dea della Morte, un mostro con le occhiaie vuote e la pelle putrefatta. Fugge inseguito dalle shikome ("furie") e riesce, a fatica, a tornare sul "Ponte fluttuante di Prima dell'Inizio".
Piange, Izanagi, un po' per il dolore, ed un po' per purificarsi: dal suo occhio sinistro nasce la grande Madre, Amaterasu 天照, dea del Sole, dall'occhio destro Tsukiyomi 月読, dio della Luna, e dal naso Takehaya Susanoo-no-Mikoto 建速須佐之男命, dio delle Tempeste.



A quanto so Gustav Jung non si è mai occupato di Giappone.
Peccato perché la storia dei due dei bambini e di Amaterasu, sole femmina che nasce dall'occhio sinistro del vedovo, per lui sarebbe stata sicuramente una grande fonte di ispirazione.
 Un giorno la Tempesta e il Sole, Susano-o e Amaterasu, si sfidano. 
Una sfida strana: vince chi riesce a creare più esseri umani.
Con la spada di Susano-o la dea del sole partorisce tre donne mentre il fratello riesce a generare cinque uomini dalla collana di Amaterasu.
Se si usasse il metro della quantità non ci sarebbe gara: 5 a 3 per il dio delle tempeste.
Ma i giapponesi sono strani, Amaterasu viene dichiarata vincitrice.
Forse le femmine valgono di più.
O magari, chissà, la gara era tra la spada (il pene maschile?) e la collana (l'utero? o forse le ovaie?) e non trai due kami.
Comunque sia la dea del Sole vince e lo sconfitto non la piglia troppo bene.
prima distrugge i campi di riso coltivati dalla sorella, poi uccide un cavallo e ne getta la testa nel palazzo di Amaterasu, distruggendo un telaio e uccidendo un'ancella [NB: il sacrificio del cavallo era uno dei riti fondamentali dell'India vedica, e per trasmettere la conoscenza fondamentale, la Madhu Vidya, i rishi Vishnu indossavano la testa di un cavallo....]. 


Amaterasu si infuria e  va a rinchiudersi  nella "grotta di roccia del cielo", Ama-no-Iwato 天岩戸 . 
Il sole smette di splendere sulla terra e questo crea un po' di problemi sia agli uomini che agli dei.
Grossi problemi, la situazione si fa drammatica, ma a questo punto entra in scena Uzume, anzi, per essere precisi, Ame-no-Uzume-no-mikoto, dea dell'alba e del sesso.


Uzume mette uno specchio di bronzo davanti alla "grotta di roccia".

Poi, vestita di foglie, sale su un tino di legno, e battendo i piedi per darsi il ritmo danza pensando ai mille orgasmi e ai mille peni che l'hanno penetrata. 
Danza e si spoglia.
Dalla sua vagina gli umori cominciano a scendere sulle cosce e più giù, fino alle ginocchia..
I galli da combattimento recitano il Norito mentre gli dei, eccitati, ridono, gridano e applaudono.
Amaterasu è incuriosita, apre la porta di roccia per dare un'occhiata e rimane abbagliata dalla sua stessa luce, riflessa dallo specchio di Uzume.
 Ameno-Tajikarawo, il  dio" dalla potente mano", afferra Amaterasu e sigilla la grotta di Roccia.



Il sole ricomincia a splendere sulla terra e il dio delle Tempeste viene cacciato dal Paradiso.
Scende in un mondo inferiore e incontra due vecchietti, moglie e marito, disperati: c'è un drago, Yamata no Orochi 八岐の大蛇, con otto teste e otto code che da otto anni pretende di mangiarsi una delle loro figlie, una ogni anno.. Otto ne avevano e adesso gliene è rimasta solo una.
Susano-o affronta il drago (prima lo fa ubriacare di sakè secondo alcune versioni o è già ubriaco di suo, secondo altre fonti), lo uccide e gli taglia le teste e le code.
Nella quarta coda (o nell'ottava...) trova una spada meravigliosa, Ama no Murakumo 天叢雲剣, la "Spada del Paradiso" (detta anche Kusanagi o" spada del sel serpente") la piglia e la porta alla sorella, Amaterasu, come dono di riconciliazione.



I tre oggetti che compaiono nel mito, la spada di Susano-o, la collana di Amaterasu e lo specchio di Uzume, per un giapponese sono più sacri di qualsiasi altra cosa. 
Neppure la vita dell'imperatore è così importante. 


Quando mi sono messo a studiare la storia di Amaterasu, Uzume e Susano-o mi ha subito colpito la somiglianza con i miti indiani (e greci...)
Certo, i miti ci raccontano sempre le stesse cose, ad ogni latitudine, ma qui, a volte, anche i nomi si assomigliano in maniera "imbarazzante"
Cominciamo da Susano-o e la Spada del Paradiso.
Il duello tra il dio delle Tempeste e il "Serpentone" ricorda assai quello tra Indra (dio vedico del fulmine e delle tempeste) e il mostro a tre teste Viśvarūpa.

La spada del serpente/dragone si chiama Kusanagi.
In sanscrito serpente/dragone si dice naga ed uno dei molti modi di chiamare la spada è khuḍa, con la "" palatale.
Certo non significa niente, ma se si va a leggere il Kathasaritsagara di Somadeva, una raccolta di fiabe e leggende shaiva, si scopre che la "spada del Paradiso", apparteneva al re dei NagaPārāvatākśa...
Per ciò che riguarda la collana magica di AmaterasuMagatama, la"gemma ad otto curve(?)" il riferimento alla ghirlanda delle Matrika dello yoga mi sembra assai plausibile: le sedici dee/vibrazioni del chakra della gola, danno vita alla manifestazione grossolana, ovvero ai cinque elementi, le cinque percezioni, le cinque azioni, i cinque corpi (kosha) così come il gioiello della dea del Sole dà vita a cinque esseri umani. 
Ma se si osserva la forma di Magatama ci verranno sicuramente  in mente altri riferimenti suggestivi...






E lo specchio di Uzume?
Yata no Kagami o "specchio delle otto mani" è  il terzo oggetto sacro dello Shinto. Le valenze simboliche dello specchio e del numero 8 (che in questa storia ricorre frequentemente) sono moltissime, ma la prima  cosa che  mi è saltata agli occhi è la somiglianza tra la danza erotica di Uzume e quella di Usha, la dea dell'Alba Indiana  che sconvolge il creatore Brahma nel Kalika Purana: come un attore che muta accento e costumi per assecondare il gusto del  pubblico straniero, così la dea ritocca il trucco e cambia, appena, il nome (UshaUzume), ma resta identica a se stessa, nel gesto, nello sguardo e nel sorriso.
In ogni tempo e in ogni luogo.  



domenica 13 dicembre 2015

OMAGGIO ALLA DEA

 Shankara Bhagavadpada
TRIPURASUNDARĪSTOTRA*
traduzione/interpretazione di Paolo Proietti


Cerco rifugio in Tripurasundari, la Bella Dei tre mondi, Sposa dell'Uno dai Tre sguardi.Come una nube vaga nella Foresta di Kadamba e  riempie il cielo del cuore dei mille e mille saggi. 

Nemmeno la Montagna resiste alla forza dei suoi fianchi. 
Le signore del cielo sono al suo servizio. 
I suoi occhi sono fiori di loto in boccio e scura, come la nube gonfia di pioggia, è la sua pelle.












Cerco rifugio in Tripurasundari, la Bella dei tre mondi, Sposa dell'Uno dai tre sguardi. 

Vive nella foresta di Kadamba e non è in nessun luogo. 

Lei dai grandi occhi, ed al collo impreziosito da mille e mille gemme  suona un liuto [vīnā] d'oro e con le gote arrossate dal vino misericordioso,dona ricchezza ai suoi devoti.



Nessuno può difendersi da Colei che vive nella foresta di Kadamba. 
I suoi seni pesanti di mille e mille gemme scintillanti si innalzano,

fieri come il sole del mattino.
 Anche la Montagna si arrende alla sua grandezza. 

Lei, la sempre compassionevole,  canta, con le guance accese dal vino.

E dolci  sono  i suoi canti, gioiosi alcuni, scuri come la nube gonfia di pioggia altri. 



Cerco rifugio in Tripurasundari, la Bella dei tre mondi, Sposa dell'Uno dai tre sguardi. 
Colei che  nella foresta di Kadamba, seduta nel cerchio d'oro, vive nei sei fiori di loto. 



 Lei sulla cui fronte risplende la luna piena, bella come il sacro fiore di jaba. svela il supremo potere come il fulmine





Prendo Rifugio in Lei , dalla dolce parola,  figlia del saggio Matanga
Sul suo petto poggia il liuto d'oro, 
I capelli, scomposti, cadono, sulle spalle. 
Lei che abita nel loto è la distruttrice dei malvagi e i suoi occhi arrossati dal vino, sedurranno anche il nemico di Amore. 



Prendo rifugio in Tripurasundari, la Bella dei tre mondi, Sposa dell'Uno dai tre sguardi. 
La vedo Vergine, al primo sangue. 
Gocce di sangue arrossano la sua veste blu. 
In mano la coppa del vino. 
Gli occhi si rovesciano. 

I suoi seni  forti ed alti. la pelle scura, i capelli scomposti, baciati dal muschio.
Prego la Madre e  mi appare Lei , luminosa come l'ibisco scarlatto.

Zafferano e sandalo sul suo corpo divino. 
Oh Madre dagli occhi che ridono, incantatrice di mille e mille uomini. 

Oh Madre dalla rossa ghirlanda e vesti e gioielli , tu che rechi la freccia e l'arco e il cappio e il pungolo, le signore del Cielo sono al tuo servizio. 



Tu,  sposa di Indra, con abile mano intrecci i tuoi capelli . 

Tu, sposa di Brahma, li cospargi di sandalo profumato. 
Tu sposa di Visnu, li adorni con nastri e gioielli. 
Io ti adoro, Madre del mondo.


Shodashi mantra: 

 

KA E I LA HRIM HA SA KA HA LA HRIM SA KA LA HRIM 


SORPRESE

Con la conferenza di Roma a Spazio Interiore del 3 dicembre e il Workshop allo Studium di Mestre  (12 dicembre), stiamo viaggiando verso le 200 copie firmate e dedicate del mio libro, Tantra la Via del Sesso.
Considerando che il libro è uscito a ottobre e che si tratta , in fondo, di un testo tecnico, credo sia un risultato eccezionale.
Ecco cosa scrive il Maestro Claudio Cedolin Ganapati, direttore del Corso di Formazione insegnanti di Yoga di Mestre:

"Corso Insegnanti Yoga..oggi al centro yoga Studium lo Yogi Daoyin Di Paolo Proietti. Maestro di Tantra, danzatore cosmico: grazie! Siamo entrati nelle profondità dell'Hatha Yoga e del Mantra"

Grazie!!!!!!!


MESTRE









SAN BENEDETTO - ACCADEMIA DI ARTI MARZIALI GIUSEPPE GIOSUE'










ANCONA - LIBRERIA DEL BENESSERE

 








TERNI SCUOLA DI YOGA INTEGRATO DIRETTA DA EMANUELA PROIETTI